Vittime silenziose – storie di violenza in mostra

“Com’eri vestita?” presso ABF Treviglio.

Mercoledì 22 novembre è stata allestita la mostra “Com’eri vestita?” presso ABF Treviglio in occasione della giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre, grazie all’associazione Libere Sinergie.

Le professoresse Lorenzi e Roca hanno raccolto capi di abbigliamento donati dal personale femminile scolastico e hanno apposto di fianco a ciascun abbinamento brevi racconti di violenza di vittime di stupro.

Vittime silenziose che ci parlano attraverso vestiti comuni, che potremmo indossare tutte, nei quali ognuna di noi può e deve identificarsi.

Giovedì 23 novembre l’assessora del comune di Treviglio Giuseppina Zoccoli in Prandina è venuta a visitare la mostra per la sua inaugurazione, con la presenza dei ragazzi del giornale scolastico.

L’abbigliamento non conta

“Non è l’abito che si indossa che causa una violenza sessuale, ma è una persona a causare il danno. Essere in grado di mostrare premura alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto”.

Jen Brockman

È il poema “What Were you wearing” di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e formazione sessuale di Kansas, e di Mary A. Wyandt-Hiebert, responsabile di tutte le iniziative di programmazione presso il centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas dove la mostra è stata esposta per la prima volta nella primavera del 2013 ad aver ispirato la mostra “Com’eri vestita?” nella quale si raccontano storie di violenza sessuale attraverso i vestiti che le donne indossavano quando hanno subito la violenza.


La mostra in collaborazione con l’associazione Libere Sinergie

L’evento è arrivato in Italia tramite l’Associazione Libere Sinergie che ne propone un adattamento al contesto socio culturale del nostro Paese. L’idea è di sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza sulle donne partendo da una domanda ricorrente posta a chi subisce molestie o violenza sessuale.

“Com’eri vestita?

Si tratta di una domanda che sottende importanti stereotipi sessisti e comporta pesanti implicazioni di impatto negativo sulla donna che ha subito violenza, perché presuppone l’idea che la vittima avrebbe potuto evitare lo stupro se solo avesse indossato abiti meno provocanti.

Questa mostra si propone di smantellare tale pregiudizio partendo dal breve racconto di una serie di storie di abusi poste accanto agli abiti in esposizione i quali intendono rappresentare, in maniera fedele, l’abbigliamento che la vittima indossava al momento della violenza subita.

Lo scopo della mostra secondo Jen Brockman

Lo scopo principale della mostra oltre a essere quello di promuovere una maggiore consapevolezza del pubblico sul tema della violenza di genere è anche quello di sostenere l’importanza di combattere il senso di colpa scaricato sulle vittime, aspetto non secondario. I visitatori possono identificarsi nelle storie narrate e al tempo stesso vedere quanto siano comuni gli abiti che le vittime indossavano.

“Bisogna essere in grado di suscitare delle reazioni all’interno dello spazio della mostra, simili a quelle riportate”, afferma Brockman, per indurre le visitatrici a pensare “ho questi indumenti appesi nel mio armadio” oppure “ero vestita così questa settimana”.

In tale contesto si rendono evidenti gli stereotipi che inducono a pensare che eliminando alcuni indumenti dagli armadi o evitando di indossarli le donne possano automaticamente eliminare la violenza sessuale.


Potersi avvicinare all’oggetto comune mette il pubblico in relazione diretta con qualcosa di tangibile e al tempo stesso emozionale producendo una reazione decisamente positiva.

Accade quindi, per esempio, che “quando donne che sono state vittime attraversano la mostra – dice Jen Brockman – spesso le loro prime parole sono di conferma, condividono con gli organizzatori frasi come: “questo era il mio abito”, “ciò che è successo a me”. Non è l’abito che si ha indosso che causa una violenza sessuale ma è una persona a causare il danno”.


Qual è lo scopo di questa mostra?

Essere in grado di mostrare premura alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto. L’Associazione Libere Sinergie con la diffusione di questa mostra intende sostenere proprio tali motivazioni: smantellare gli stereotipi che colpevolizzano le vittime e sensibilizzare la comunità su un tema ancora troppo sommerso, sia attraverso un intervento indiretto di “cura” rivolto alle vittime stesso sia mediante lo sviluppo di una maggiore conoscenza del fenomeno e degli stereotipi che lo giustificano. Le storie esposte sono tradotte in quattro lingue: italiano, inglese, spagnolo e francese e di ognuna è possibile accedere all’audio online tramite QR Code.

Libere Sinergie ha portato la mostra in diversi luoghi d’Italia iniziando il viaggio itinerante l’8 marzo del 2018 e ricevendo il Patrocinio del Dipartimento Pari Opportunità, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Camera dei Deputati.


Il 25 novembre è dedicato alla commemorazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

L’obiettivo della mostra è contrastare gli stereotipi che ancora oggi tendono a colpevolizzare le vittime di stupri. In Italia, in particolare, persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita.

Lo stupro e altri reati sessuali costituiscono un grave attacco all’integrità fisica, mentale e all’autonomia sessuale della vittima.

Sono violazioni dei diritti umani e compromettono anche il godimento da parte della vittima di una serie di altri diritti umani, come il diritto alla vita, la salute fisica e mentale, la sicurezza personale, la libertà, l’uguaglianza all’interno della famiglia e davanti alla legge – il diritto di essere liberi da discriminazioni e torture e altri maltrattamenti.

L’intervento dell’assessora del comune di Treviglio Giuseppina Zoccoli in Prandina

L’assessora Giuseppina Zoccoli in Prandina, nel corso dell’incontro ha menzionato le molteplici iniziative promosse dalla città di Treviglio per commemorare le donne vittime di violenza e celebrare la giornata del 25 novembre contro la violenza sulle donne. Tra queste troviamo l’apertura di una stanza segreta presso l’ospedale di Treviglio, recentemente inaugurata per accogliere donne vittime di violenza, e l’organizzazione di una camminata attraverso i luoghi cittadini che rievoca il lavoro delle donne del passato, comprese le nostre nonne e mamme.

Successivamente, i ragazzi del giornalino di Treviglio hanno illustrato e narrato il significato della mostra, focalizzandosi sugli abiti appesi e sulle frasi presenti nei vari cartelli tra i corridoi della scuola.

Ringraziamo l’associazione Libere Sinergie

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