Ha preso avvio da poco il nuovo corso tessile dedicato ai detenuti e alle detenute della Casa Circondariale di Bergamo Don Fausto Resmini e nato grazie alla collaborazione tra ABF e diverse realtà del territorio.

“La portata di un Ponte si misura dalla forza del suo pilone più debole” 

La citazione di Bauman rappresenta al meglio il sentimento con cui ABF si è resa disponibile, insieme al Comune di Bergamo, Confindustria Bergamo e Soroptimist International Bergamo per sostenere percorsi formativi centrati sul valore sociale del lavoro.

Un lavoro di rete e di relazioni che permetterà a 22 detenuti del carcere di via Gleno, 12 uomini e 10 donne che frequenteranno il corso con tempi e in luoghi diversificati, di avvicinarsi ad una nuova professione in previsione di un rientro nel mondo del lavoro, una volta scontata la propria pena.

Dai dati emerge infatti che c’è molta meno probabilità che chi ha scontato la propria pena attraverso misure alternative al carcere sia recidivo (19% contro il 70%). 

La vicinanza territoriale tra ABF e l’Istituto Penitenziario ha portato più volte le Direzioni ad un incrocio di proposte: da parte del Carcere per costruire percorsi alternativi alla pena validi e da parte di ABF per offrire – con la riqualificazione professionale – una formula di rientro sociale.

Il ruolo di ABF

In questo percorso, per ora strutturato tra giugno e luglio con un corso base (per un totale di 44 ore), ABF si occupa della parte didattica usufruendo anche della Dote Unica Lavoro, seguirà un corso avanzato di 40 ore in autunno per entrambi i gruppi (maschile e femminile).

Erminio Salcuni, direttore della sede di Bergamo afferma che

“Il percorso sartoriale vuole essere uno dei numerosi, ci auguriamo, progetti in cui l’intero territorio si muove intorno ad una attività lavorativa “dalla A alla Z” : allestendo spazi e attrezzature, costruendo tecniche e profili professionali, dialogando con Aziende, muovendo risorse. Essere dentro questo progetto significa, per ABF, essere dentro un territorio a cui sentiamo di appartenere nel quale da anni creiamo professioni: per tutti, nessuno escluso”.

L’importanza del ruolo del lavoro come mezzo di rinascita, oltre che fonte di sostegno, viene sottolineata anche da Donatella Caseri, Responsabile per i Servizi al lavoro, Politiche Attive, DUL e Garanzia Giovani.

“Per rientrare nel mondo del Lavoro sono necessarie precise competenze: a maggior ragione dopo un periodo di distanza lungo (come la pena detentiva) e in uno scenario fortemente compromesso, post covid, dal blocco di interi settori produttivi. Quindi fa parte del percorso di rieducazione formarsi e ricostruire un’identità professionale che re-immetta le persone nel tessuto sociale e lavorativo. L’alternativa all’assenza di specializzazione è il precariato e, per chi è fragile, un’incertezza economica può essere pericolosa. Una particolare nota va a favore della sezione femminile che potrà usufruire di un luogo, d’ora in poi in modo costante e quotidiano, dove formarsi prima e lavorare poi, portando i prodotti tessili sul territorio anche attraverso progetti di utilità sociale: è questo un primo passo importante da fare prima di uscire dal carcere, immaginando e lavorando per un territorio che le aspetta.”